Cosa significa parlare oggi di Giulia Cecchettin? Oggi 5 dicembre che è stato il giorno del suo funerale. Nessun minuto di silenzio, ma tanto rumore tra la folla, quel rumore che Elena la sorella di Giulia ha chiesto di fare.
Se domani sono io, se domani non torno, mamma, distruggi tutto.
Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima.
Così recitano alcuni versi della poesia dell’attivista e artista peruviana Cristina Torres Cáceres, poesia che è diventata simbolo di questo atroce femminicidio. Cara Giulia, tu sei stata la 105esima vittima di femminicidio quest’anno in Italia, e non sei un caso tipico, ma un’eccezione. Sì, un’eccezione, perchè la stragrande maggioranza delle donne vittime di femminicidio, secondo un rapporto del collettivo Non Una di Meno, ha un’età compresa tra i 40 e i 60 anni.
Cosa significa quindi parlare oggi di un’eccezione? Significa che tutti quelli che hanno vissuto questa storia, direttamente o indirettamente, vengono travolti da quella scossa in più, la più forte. Quella che fa più male.
Cosa significa oggi parlare di femminicidi in Italia? Riporto qui i dati del Dipartimento della Pubblica Sicurezza:
Il presente documento, predisposto settimanalmente, vuole offrire una panoramica
degli omicidi volontari consumati, e nello specifico di quelli con vittime donne, nel
triennio 2020 – 2022 e nel periodo 1 gennaio – 3 dicembre 2023, confrontato con l’analogo periodo del 2022.
Alla data odierna, relativamente al periodo 1 gennaio – 3 dicembre 2023 sono stati
registrati 303 omicidi, con 109 vittime donne, di cui 90 uccise in ambito
familiare/affettivo; di queste, 58 hanno trovato la morte per mano del partner/ex
partner.
Analizzando gli omicidi del periodo sopra indicato rispetto a quello analogo dello
scorso anno, si registra un incremento del numero degli eventi, che da 301 arrivano a
303 (+1%), mentre diminuisce il numero delle vittime di genere femminile, che da 116
passano a 109 (-6%).
Tutto quello che si è mosso intorno alla povera Giulia è stato un movimento, fatto di retorica, e di troppe parole dette, ma anche di quelle non dette. Tutto quello che è stato Giulia Cecchettin indossa i panni della paura, ma anche del disprezzo. Disprezzo è quello sottaciuto dai genitori di Filippo. Non è il figliol prodigo Filippo, che si vede rifiutare anche la visita in carcere da parte della mamma e del padre.
Andiamo sul pratico, dalla statistica sopra riportata la questione femminicidi è allarmante, ma non come vogliono farcela credere alcuni mass media e alcuni politici che non mancano di strumentalizzare anche questo.
Meno retorica, più concretezza. Cosa diremo ad un genitore che la sera saluta con un pò di preoccupazione la propria figlia di sabato sera quando esce con le amiche? O con il fidanzato. Come tranquillizzeremo quei sonni agitati di genitori che dopo Giulia passeranno forse notti insonni aspettando che lei rientri da quella porta, sana e salva. Cosa diremo alle donne che nonostante le denunce “le prove non sono mai abbastanza”. Cosa faremo dunque?
Oggi che è stato l’ultimo saluto a Giulia Cecchettin, a che serve la retorica se poi dopo una o due settimane dimenticheremo lei come abbiamo fatto con le altre.
Giulia, tu non sei il caso tipico, sei l’eccezione. E io vorrei tanto che fossi quell’eccezione che serve a stravolgere le cose.
