Addio a Maurizio Costanzo, per me che non ho il coraggio di parlare male di chi muore

Ho appreso della sua morte da un post su Instagram di La Repubblica, “È morto Maurizio Costanzo”. Leggo la notizia dallo stesso social che insieme a Facebook lo farà a pezzi da lì a poco. Ovviamente mi riferisco agli utenti che ne fanno parte. Geni assoluti, spesso incompresi, detentori di un’opinione che, per quanto io sostenga la libertà di pensiero, spesso è meglio tacere.

I dententori di opinione” di cui sopra hanno avuto addirittura il coraggio di dire la loro sulla sua morte. Si sono presi la briga di ricordare il suo passato nella massoneria, di dire che aveva il collo corto e che mentre parlava sbiascicava, soprattutto in questi ultimi anni. A voi, che non avete risparmiato cattiverie neanche difronte alla morte vi dico “Abbiate almeno il coraggio di essere almeno un quarto di quello che è stato lui“. Un Eclettico. Giornalista, sceneggiatore, autore di testi di canzoni, una tra tutte un successo di sempre.

Come si fa quando muore quel cantante, o quell’attore o quel regista che tanto ti piace e che ricordi, quasi in un rito di celebrazione, mettendo su la sua musica, i suoi film, così io ho fatto con Costanzo. Non è stato molto faticoso ritrovare le sue interviste, fatte a lui, ma sopratutto quelle in cui lui le faceva agli altri. Interviste in cui era il giornalista, non una valletta o un presentatore, nè una Barbara D’Urso di turno, a fare le domande. Le interviste di Maurizio Costanzo fanno parlare l’interlocutore, senza freni, senza filtri, senza alcuna interruzione e senza che siano i tempi televisivi a dettarne la tempistica e la durata. Domanda secca, quella giusta, e l’ascolto. Non ricordo mai che lui guardasse la cartella mentre intervistava, quello che guardava ma soprattutto ascoltava era l’intervistato.

Maurizio Costanzo Show” , ero troppo piccola per ricordarne i particolari e non posso qui descrivervi con precisione il format. Quello che ricordo però è la sigla, il rosso fuoco del “Sipario”, le poltrone, e le inquadrature sul pubblico. Un talk show, il più longevo in Italia ( 42 edizioni, dal 1982 fino al 2015), dove un bravo giornalista di nome Costanzo si vestiva dei panni del giornalista per eccellenza: mediatore e cacciatore di storie da raccontare.

Quello che ha saputo fare in i “I tre tenori” insieme ad un giovanissimo Enrico Mentana, è mettere insieme e a nudo, con le loro rivalità e debolezze tre pionieri della televisione italiana, Mike Buongiorno, Corrado e Raimondo Vianello. Essendo trasmesso di domenica sera, quando andava in onda Pressing su Italia 1, per evitare la doppia esposizione Vianello ha abbandonato a metà serata il programma: tale pretesto è servito a far entrare in scena Sandra Mondaini, che ha così preso il posto del marito raccontando aneddoti che l’hanno vista protagonista assieme a Mike e a Corrado.

Quello che però di straordinariamente bello mi è capitato sottomano è stato ieri, sabato sera. La messa in onda della replica di una storica puntata del “Costanzo Show” risalente al 1999 con ospiti i grandi del cinema italiano, Monica Vitti, Alberto Sordi e Vittorio Gassman. Tre pilastri messi per la prima volta insieme. Nel pubblico una giovanissima Margherita Buy, una splendida Anna Galiena e Renzo Arbore che era riuscito nell’impresa, a quanto pare ardua, di fare cantare Gassman. Ma anche Debora Caprioglio che mi riporta subito ad un classico del cinema erotico italiano, Paprika, di Tinto Brass. E poi ancora Carlo Verdone che con Sordi era stato il protagonista del film “In Viaggio con Papà”, una sorta di film simbolo del passaggio di testimone avvenuto da padre (Sordi) in figlio ( Verdone) in senso artistico. Un ricordo nel ricordo è stato quello fatto a Ugo Tognazzi. Nel pubblico infatti anche il figlio di un altro genio del cinema italiano, Gianmarco Tognazzi che in piedi è stato applaudito per oltre 5 minuti dagli italiani lì presenti. Italiani di altri tempi quelli del pubblico di Maurizio Costanzo. Sorridevano alla bellezza che solo il cinema, l’arte e la musica sapeva regalare loro. Meno incazzati del solito, più avvezzi al benessere, più appassionati di sempre.

Grazie Maurizio, per aver regalato a una come me tutto questo. A me che ancora, ringraziando Dio, mi so meravigliare e che ancora non ho il coraggio di parlare male di chi muore. Piuttosto taccio.

Pubblicato da Talia Mottola

Instagram @keopecleo

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