La Vita Bugiarda degli Adulti, la colonna sonora

GoodVibzBlog Thalia Rouge

Scusate, ma sono solo al quarto episodio.

La Vita Bugiarda degli Adulti” tratto dall’omonimo romanzo di Elena Ferrante per la regia di Edoardo de Angelis è una serie Netlflix uscita il 4 gennaio. 

Quello che colpisce da subito è la colonna sonora, una selezione di brani che, per chi quegli anni li ha vissuti (stiamo parlando degli anni ’90) appaiono sin da subito familiari. Così che mentre guardi ad uno ad uno gli episodi, inizi a canticchiarli, e a premere anche il tasto rewind per poterli riascoltare. Per ritornare così almeno con la mente indietro nel tempo, in fondo è una musica che non ascoltavi da un bel pò. Il brano principale, che accompagna le scene salienti della serie è “Ognuno pa via soja” di Enzo Avitabile, ed è anche in questa versione elettronica che Enzo si conferma l’artista con la A maiuscola, eclettico ed eccentrico nella dose giusta. Primo episodio, riconosco l’officina 99 e gli amici Luca Persico meglio conosciuto come O’Zulù , e Marco Messina, il brano è S’adda Appiccià ed inizia più o meno così 

Sant’Antonio è o’ nemico rò demonio 
O’ demonio so i fascisti o’ è a polizia 
Sant’Antonio vieni ccà e puortatilli tutti via 

Anni tosti anche quelli, specie in una città come quella di Napoli, reduce da anni ’80 segnati da grossi colpi sferzati dalla camorra, ma anche da un finto benessere, quasi un’illusione. Grandi illusioni per Napoli, come del resto per tutta l’Italia. Le magie di Maradona, le canzoni di Pino Daniele, i film di Massimo Troisi, avevano dato alla città partenopea una nuova luce agli occhi del Paese. Un rilancio, un riscatto orgoglioso della napoletanità dagli anni bui del dopoguerra e dalla finta ripartenza del boom economico.  

Almamegretta nel primo, ma soprattuto nel secondo episodio Almamegretta e Massive Attack. Avete mai ballato la break dance sulle note di Karmacoma ? Beh, Giovanna, Giannina, lo fa, in una Napoli borghese che si mescola a quella popolare. Perché la città di Napoli è un filtro, e attraverso quei pori ci passa in mezzo di tutto. E’ così che la Napoli bene diventa un tutt’uno, quasi per osmosi, con quella popolare del centro storico e dei centri sociali in un caos sistematico.

E poi abbiamo altri brani ,

  • All That She Wants – Ace of Base. È rimasto nelle prime tre posizioni della Billboard’s Hot 100 per tre mesi, pur non raggiungendone mai la vetta. Ma non per questo non è stato un successo mondiale, e ancora oggi qualche dj nostalgico la passa.  
  • E Mo e Mo. Peppino di Capri canta della consapevolezza di un amore non corrisposto, ma le note spensierate e la voce dell’artista diciamoci la verità, ce la fanno piglià proprio bene. Rosa Balistreri, Cu ti lu dissi , una delle più struggenti canzoni d’amore per quanto mi riguarda, definisce alla perfezione l’amore estremo e sofferto proprio come quello che si prova verso la città partenopea. 
  • You don’t love me di Dawn Penn. Inizio quarto episodio, questo invece è il brano che mi piace immaginare lo abbia dedicato la città di Napoli ai suoi abitanti. 
  • Napoli, sì è lei ancora una volta la protagonista, insieme a Giannina, Zia Vittoria c’è lei la Sirena Partenope che come sempre ti travolge e ti stravolge, come questa storia di Elena Ferrante.

Pubblicato da Talia Mottola

Instagram @keopecleo

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